Plautilla Bricci

 

 

Marisa Coppiano

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?

La mia cultura si è rivolta fin dagli anni universitari all’esplorazione dei territori del sapere progettuale per verificare come la pianificazione del territorio e la possibilità di accedere alla progettazione sia stata per lo più preclusa alle donne che, tra l’altro, hanno dovuto districarsi tra le maglie dell’essere madri – con l’onere esclusivo dell’accudimento della prole – e lavoratrici dentro una società in cui la professione dell’architetto è sempre stata considerata una “faccenda di appannaggio maschile”.

In un’intervista per Dol’s, il magazine on line diretto da Caterina Della Torre di cui di seguito il link https://www.dols.it/2016/10/21/marisa-coppiano-e-la-progettazione-artistica/ affermavo che “ho sempre diffidato della disinvoltura con cui gli individui, e per lo più gli uomini, si impossessano di posti di primo piano nella società, perché il desiderio di essere al di sopra degli altri diventa una richiesta degli altri di avere un primo. Gli uomini e le donne hanno due modi di stare al mondo: l’uomo è più orientato alla conquista, dove tutto diventa una guerra; per la donna conciliare la propria spiritualità con la tensione ad affrontare la vita più tipica del maschile non è semplice e spesso conduce a profonda crisi. Queste considerazioni non riguardano solo l’architettura ma l’aspettativa che le donne e gli uomini maturano rispetto la loro esistenza professionale e il rimando che arriva a loro dalla società.”

Una donna è meno incline al compromesso e la complessità della personalità femminile rende molto più difficile per una donna lo stare al mondo. Credo anche che una donna sia più “in ascolto” e quindi più propensa a coltivare la propria intimità; questa tensione conduce inevitabilmente ad una maggiore implosione rispetto al mondo maschile.

In tal senso le Architettrici, quali fulgidi esempi di autonomia e capacità di molteplicità e polimorfismo, mi hanno costantemente guidato e mi accompagnano quotidianamente nella mia avventura progettuale.

 

 

Photo credits: © Barbara Corsico / Living Inside

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Maddalena Ferraresi

Hai voglia di raccontarci la storia di questi tre progetti?
Ho pensato di inviare tre progetti molto diversi, ma dove sia visibile da una parte la sperimentazione tecnologica, dall’altra il metodo progettuale condiviso

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
L’architettura che io pratico è stata elaborata a partire da esperienze di valorizzazione della relazione. Io credo che il futuro del progettare e del costruire sia relazionale, sia nel rapporto tra i soggetti che con l’ambiente

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Carla Ferrer

Gender architecture belongs to the future. How do you imagine it?
Women architects in leadership positions: panel discussions, academic chairs, or studio heads will be a glaring reality of the Architecture of the future. However, I would like to imagine, even more, professional realms were main clients and collaborators such as engineers, economists, ecologists are not only men, and commission briefs that place the so-called Care Agenda at the core of the building environment transformation.

How much have you been influenced by Madame architect” in the construction of your identity?
Madam architect has encouraged me to not give up pushing a gender approach to design. Bringing together several generations of women in architecture reveals a powerful ecosystem and a solid professional network.

photo credits: ©HARVARD GSD, KNIGHT

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Caterina Fumagalli

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Riconosco l’importanza della parità di ruolo nel nostro mestiere e sostengo con forza che sia necessario un cambiamento da parte di noi progettiste, per combattere e non accettare più, i numerosi episodi di discriminazione del nostro sesso nel mondo dell’architettura. Partecipare a questa call, è fondamentale non solo per parlare di architettura fatta da donne, come se fosse un evento eccezionale, ma per prendere una posizione all’interno di una discussione estremamente attuale e importante per il nostro futuro.
Sto sviluppando, non senza fatica, il mio percorso lavorativo per crescere anche come donna. Ho deciso d’intraprendere un percorso con uno sguardo inclusivo, pensando sempre al prossimo. Per me progettare significa dare uno spazio fisico al futuro di qualcun’ altro. E’ per questo motivo che    non immagino semplicemente un “architettura di genere”, ma ambisco ad un’ “architettura generosa e cosciente”, aldilà del sesso di chi la crea.

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Simona Gabrielli

L’architettura di genere appartiene al futuro? Come la immagini?
Si, sicuramente. Oggi non c’è storiografia – bibliografia sufficiente e, da un certo punto di vista, non penso che sia da considerarsi solo un fattore negativo, perché riserva un’apertura verso un orizzonte inesplorato. Se non c’è proiezione rimane uno spazio d’indeterminatezza e quindi di libertà: un ἄπειρον.
Credo che, ancor prima di entrare nel merito del campo dell’architettura, sia necessario porre l’attenzione su alcuni temi sottostanti e distinguere l’identità di genere femminile dalla donna come soggetto di un processo progettuale e costruttivo identitario.
A questa riflessione concorre in qualche modo anche la valenza semantica nella scelta della parola “architettrice” rispetto a quello cacofonico di “architetta”.
Nella lingua italiana non esiste il genere neutro ma la dicotomia maschile/femminile. L’aspetto semantico rimanda ad un orizzonte sociologico di percezione del ruolo del femminile che si identifica con la figura della donna in ambito etico e politico.

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Direi molto, anche se sono meno di dieci anni che se ne è consolidata la consapevolezza. Aldilà degli interessi storiografici disciplinari, la prima vera presa di coscienza è autobiografica, avvenuta subito dopo la morte di mia mamma, architettrice di talento, generosa e schiva, quando un giorno in un cantiere ho sentito interiormente il passaggio di testimone. Proprio attraverso il pensiero di Eileen Gray e Charlotte Perriand ho preso coscienza del senso di appartenenza ad una dimensione progettuale espressione di “Un arte di vivere fatta tutta di gesti misurati, in dolcezza, in cui tutto è coerente” per dirla con Charlotte. Eileen, la interpreta attraverso il trasformismo di una mobilia danzante “illusionista”, attraverso scenografie in continuo movimento che moltiplicano le visioni dello spazio.

Photo credits: ©Ernesta Caviola

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Valia Galdi

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Immagino unarchitettura di bellezza e di servizio, al servizio della crescita di una collettività. La dimensione del femmineo in architettura per me risiede nella capacità sottile di ascolto, di valorizzazione dei saperi e delle competenze delle persone coinvolte nei processi di progettazione, di interpretazione delle domande in una prospettiva di armonia fatta di bellezza percepita, di inclusione di tutte le persone e in sinergia con le leggi universali che regolano la vita in quest universo, fatta di natura e naturalità, unecologia profonda in cui il progetto non è il segno forte di uno, ma lazione spesso delicata e collettiva che si inserisce nel flusso della natura e della vita e tiene insieme più componenti possibili per arrivare al risultato (forme, colori, dimensioni, artigianalità, ecologia dei cicli di vita dei materiali e delle tecniche, interpretazione del genius loci, ascolto e sintesi poetica del luogo e dei suoi frequentatori, apertura alla possibilità di essere fruita da tutti superando i limiti indotti delle proprie condizioni di salute, genere e cultura).

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Le ho amate anche distrattamente, sono stata affascinata dalle loro storie e dalle loro abilità. La dimensione sociale e di relazione con la natura nellarchitettura di Lina Bo Bardi, la comprensione e interpretazione delloriente di Charlotte Perriand, la dimensione intima e sottile e di interazione con il paesaggio di Eileen Gray. Ne ho amato la vicenda umana insieme allarchitettura.

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Paola Gambale

L’Architettura di genere appartiene al futuro. Come le immagini?
La mia ingenuità mi ha portata solo a 45 anni a scoprire che esista il “genere”  nel fare Architettura.
Ho sempre pensato che bastasse studiare, per poi opportunamente “dimenticare” l’appreso, per dare quindi con un istinto consapevole, il proprio personalissimo contributo alla ricerca sperimentale.
Scopro immaturamente solo oggi, che invece il mondo filtra e valuta la nostra professionalità attraverso il nostro essere donna.
Scopro solo oggi, che ho passato la metà della mia vita professionale a dimostrare a me stessa, prima che agli altri, che ne so tanto quanto…
Ho imparato a saldare, a lavorare il legno, impastare il cemento e oggi, come per magia, intuisco che il “saper fare”, unito all’inesorabile e adorabile genere femminile, possano regalare al mondo l’immancabile conforto della divina proporzione Aurea.

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Lucia Krasovec-Lucas

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
L’architettura del futuro deve anticipare i bisogni, farsi carico dello spazio che le appartiene anche se non direttamente, favorire materiali che non inquinano e fanno stare bene, fare in modo che le persone che vi abitano, che sia casa o città, siano più sereni e felici. L’architettura deve ritrovare le sue origini dallo spazio pubblico, farsi carico del bene comune come unica possibilità per diventare protagonista del benessere e della consapevolezza di nuove responsabilità, scrivendo già a partire da oggi le conseguenze del futuro.

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Direi che le architettrici sono state per me una grande scoperta! Studiare le loro idee e le loro intuizioni, che sono ancora validissime, fa capire che dovremmo ripartire da loro, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione all’ambiente, allo spazio pubblico, per il dettaglio e la cura con cui oggetti ed edifici sono stati progettati e realizzati, con amore per le persone.

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Annalisa Marinelli

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Il patriarcato ha dato forma a tutto, non solo alla nostra struttura sociale ma anche al nostro modo di abitare. Necessariamente, dunque, il suo tramonto non può che rendere necessario lo sguardo delle donne sul tema dell´abitare a partire da un diverso ordine simbolico.

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Mi hanno autorizzata a parlare con voce di donna. Mi hanno dato il coraggio di ribaltare le scale di valori date, di mettere in discussione gli strumenti a disposizione, di risignificare il mondo.

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Marzia Messina

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?

 

Esiste un genere maschile e uno femminile, questo non posso negarlo ma tale domanda, posta come un dato di fatto, riapre riflessioni che credevo superate. Esistono percorsi emotivi che variano al di là genere, dalla sensibilità di ognuno, ma nel campo dell’architettura, perché è di questo che si sta parlando, perché è ciò di cui mi occupo, esiste “il metodo” ed è, deve essere ed è sempre stato uguale per tutti, il proseguo è invece soggettivo.

Lo comprendi sul campo e lo comprenderanno gli addetti nel settore con cui avrai modo di lavorare che tu sei “quel genere di professionista”, donna o uomo che importa ma ciò che conta è che se sei nelle condizioni di raggiungere tale consapevolezza, parti da lì e non torni indietro.

Un Architetto non crea le sue opere per farle proprie, ma per donarle.

La generosità è assoluta, non di genere.

Mio padre avrebbe voluto fare l’architetto o forse lo sperava per me, sono certa che condividevamo lo stesso sguardo, la stessa visione, ma solo uno dei due ha intrapreso tale percorso e dunque per questo non vedo alcuna differenza.

Esistono piuttosto vari generi di architetti e di architettrici che progettano spazi pubblici, ci sono quelli che lo fanno per privati e poi ci sono quelli che uno spazio privato vorrebbero fosse vissuto come un luogo di condivisione. Obiettivo, quest’ultimo, che tento di raggiungere in ogni mio lavoro.

Come la immagino?

Eileen Gray, Charlotte Perriand, Margarete Schütte-Lihotzky, Lilly Reich, Gae Aulenti e molte altre appartengono al passato e al presente.

Ecco, la immagino generazionale.

 

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?

Tanto da farmi riflettere sul perché ho scelto questo mestiere. Tanto da farmi resistere fino a quando riuscirò a preservarla.

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Tiziana Proietti

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
“La diversità non è l’opposto dell’uguaglianza. Affidarsi alla dualità di concetti conduce all’assegnazione di valori dove il buono si contrasta con il cattivo. L’unità degli opposti è l’auspicata via per un futuro dove ogni individuo possa esprimere il suo essere e lasciare che il suo fare quotidiano contribuisca al completamento della natura che lo ospita.”

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
“L’identità delle architettrici è un’identità in costruzione. Una nuova versione della storia dell’architettura deve ancora essere scritta affinché le fondamenta di questa identità possano solidamente sostenere il futuro avvenire.”

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Valentina Radi

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Pur non essendo edotta di cosa fosse larchitettura quando da bambina la scelsi, questa creava in me un immaginario di entitàà fuori dal genere, la consideravo unarte eterea. Visione mantenuta nella fortuna di unattività in cui non ho subito discriminazioni, se non il vivere difficili scenari che ogni giovane progettista subisce in un momento di profonda crisi economica.
Pur tuttavia lopera e il pensiero di una donna non riesce a incidere nellimmaginario collettivo, nella stessa misura di quello maschile allinterno di piccole e grandi comunità, che creano ostative situazioni e deboli remunerazioni. […] Larchitettura di genere è solo poco conosciuta al piccolo pubblico, ma è ovunque e significativa. Forse perché alla donna non interessa la notorietà ma pensare e costruire larchitettura quotidianamente, lei sa che solo così si determina il presente e si è efficaci, lavorando per fondamenti.

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Serena Romanò

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Come una tela da dipingere. L’architettura si evolve sempre insieme ai cambiamenti dell’uomo e delle epoche. A volte si riplasmano precedenti stili, concetti e tecniche per perfezionarle e adattarle all’epoca vissuta. Il futuro, come il presente, sarà vivo di architettura.

Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Hanno offerto la propria esperienza a chi le avrebbe succedute. La donna come elemento cardine di armonia ed equilibrio di simboli, linee, colori.

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Giulia Tubelli

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Dice che l’architettura non può fare la rivoluzione.
Per permetterci di vedere il futuro pero’ ne serve una grande.
Quindi come fare?
Tu dici che esiste l’architettura di genere?
Io credo che esista un modo di fare femminile, non di una femmina al comando, no proprio un atteggiamento. per cui ancora nel mondo del lavoro c’è poco spazio.
Ma non è solo un problema di genere,
gli architetti , diciamolo , sono parecchio noiosi.
Io penso che ci sia da fare un lavoro di concerto.
Quindi bisogna tornare a lavorare tutti insieme , come un circo.
Cosi mi immagino l’architettura del futuro, che non è per forza ideale,
pero’ mi semrba una visione che riesco ad immaginare ,
un circo.
Quanto le Architettrici hanno influenzato la costruzione della tua identità?
Quando ero giovane studentessa, avevo questa ossessione qui,  trovare persone, più grandi di me , con più esperienza di me , che secondo me erano niente male ed osservarle.
Visto che nella mia idea di diventare grande, c’era scritto : libera, e non c’erano regole prefissate, cercavo di osservare chi averse avuto un percorso che io potevo sentire almeno in parte un po’ mio ed emularlo.
Spesso non erano persone di quelle che si dice “di successo” pero’ avevano raggiunto un sacco di successi,ai miei occhi.
Mica sempre le conoscevo di persona. Tra loro c’erano anche delle Architettrici, la selezione era lunga perché, tra tutte queste caratteristiche pure essere femmine, era un po’ ambizioso.
Pero’ un po’ ne ho trovate e mi hanno mostrato,generosamente.
Poi pero’ per te devi decidere da sola.

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Veronica Angela Valenti

L’architettura di genere appartiene al futuro. Come la immagini?
Il lungo dibattito sull’architettura appannaggio solo del genere maschile penso che ormai sia una questione superata. Molte negli anni sono state le icone simbolo di architetti donna, come Gae Aulenti, Lina Bo Bardi, Charlotte Perriand fino ad arrivare a icone contemporanee e anche mie conterranee come Giuseppina Grasso Cannizzo. Questa discriminazione non esiste più da molto tempo e se a volte non nego, quando arrivo in cantiere, c’è sempre qualche occhio diffidente, basta poco per conquistare e mostrare la propria forza e la propria determinazione. Erroneamente si pensa che non rinunciare alla propria femminilità possa significare non essere abbastanza brave. Ma non è sicuramente avere un po’ di rimmel in più o in meno a suggerire la nostra bravura. Questo detto oggi può sembrare anche abbastanza scontato, e sono contenta che sia così, ma è anche vero che talvolta qualcuno può ricadere ancora in questo grave equivoco. In futuro l’architetto sarà un mestiere, come sempre è stato, sia per donne che per uomini.

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