sabato 3 Ottobre 2020
La giornata è stato l’avvio di un progetto ambizioso che vuole aprire una strada nuova, rileggere l’apporto delle donne, che hanno pensato, progettato, realizzato, opere di Architettura, alla luce di una nuova consapevolezza. In un momento in cui parlare di donne e architettura è molto importante, il festival si è fatto promotore di gender equality e ha aperto la porta sull’esistenza di una parola antica e bellissima, che in italiano funziona perfettamente “Architettrice”. La scelta del nome Architettrici è nata da un’esigenza genealogica, dal bisogno di evidenziare un filo rosso di architettura di genere che arriva da lontano e per questo si ri-struttura in lessico antico ma nuovo, innovativo, perché non evocativo di genere e di ruolo, ma di sostanza e conoscenza.
Le conferenze si sono aperte con l’intervento di Consuelo Lollobrigida in streaming per parlare di Pautilla Bricci, architettrice del ‘600, madre dell’architettura al femminile, per poi proseguire con le pioniere Lina Bo Bardi raccontata da Sarah Catalano, Eillen Gray e Charlotte Perriand di Simona Gabrielli e Lilly Reich di Concettina Ghisu.
Ancora oggi, nel nostro Paese manca una ricostruzione storico-critica e genealogica del contributo che le donne hanno dato, e stanno dando, alla cultura e la pratica progettuale. Da questo oblio è nato negli anni ’90, all’interno del Politecnico Milano, il Gruppo Vanda. Ce ne ha parlato Gisella Bassanini, fondatrice insieme ad altre studiose, di quella che è stata la prima comunità scientifica italiana impegnata nella valorizzazione del contributo delle donne alla cultura del progetto. E poi ancora il racconto di Maria Paola Zanoboni sulle donne al lavoro nel medioevo. Testimonianze e immagini bellissime di muratrici e architettrici dal passato ci restituiscono una dimensione diversa della professione al femminile, una dimensione pratica e operativa che sembra emancipare la condizione femminile nel Medioevo seppure ancora domesticamente condizionata. Infine la testimonianza di una muratrice contemporanea Sara Lucietto che dopo la laurea al Politecnico di Milano arriva in Umbria dove, costruendo, scopre la sua passione per la terra cruda e le balle di paglia. Inizia ad occuparsi di materiali naturali e metodi costruttivi sostenibili che in modo sorprendente vanno di pari passo con la uguaglianza di genere anche in cantiere.
La giornata si è conclusa con MURI lo spettacolo sito specifico ideato appositamente per gli spazi del Michelucci, ma che purtroppo a causa del maltempo si è tenuto al Teatro del Popolo. MURI affronta la solitudine, tema caro all’architetto, ma la trasporta in un tempo presente per parlare di femminicidio ambientandola in un contesto architettonico specifico, dove l’architettura nasce “dalla vita, dalla osservazione del quotidiano, dai grandi processi storici così come dalle piccole cose che hanno a che fare con l’abitudine, la psicologia, le particolari circostanze fisiche, naturali e sociali”. Per le donne vittime di violenza “restare a casa” durante il lockdown non è stato un invito sicuro e le mura domestiche si sono trasformate in una prigione, in alcuni casi in una condanna a morte.
Il Programma della giornata
Foto di Ambra Lorenzetti
Plautilla Bricci
È una calda giornata d’agosto. Quell’agosto romano che dall’afa toglie il respiro e fa sperare l’arrivo previo di un mite autunno. Uno di quei giorni lì, il 13 per esattezza, dell’Anno del Signore 1616, «in strada babuino» nasceva Plautilla, figlia di Giovanni Bricci, eclettico intellettuale romano, e Chiara Recupito, cugina di Ippolita, «cantatrice» del cardinal Montalto. La vita di Plautilla non ha dato spunti per chiacchiericci o morbosità: non subì uno stupro, non prese marito, non si monacò e non fu avvelenata per invidia, non mise al mondo una decina di figli. Fu donna talentuosa, indipendente, volitiva, seria, e mai coinvolta in intemperanze o scandali. Non era una vita che la Chiesa e la cultura borghese e bigotta potevano usare per sostenere l’inferiorità biologica e morale della donna. È forse per questo che la storia l’ha dovuta dimenticare.
Consuelo Lollobrigida è professore di storia dell’arte alla University of Arkansas Rome Center, dove insegna dal 2012. Con un dottorato sulle donne artiste a Roma nell’età barocca, Consuelo Lollobrigida dedica la sua vita di studiosa alla riscoperta delle donne che hanno contribuito alla storia dell’arte nell’età moderna. Tra le monografie si ricorda Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’Architettrice del Barocco Romano (Gangemi International, 2017). Maria Luigia Raggi. Il Capriccio paesaggistico tra Arcadia e Grand Tour (Valneo&Andreina Budai editori, 2012) è il catalogue raisonné di una pittrice vissuta tra ‘700 e ‘800, Maria Luigia Raggi che fu un’artista-monaca, e le cui opere furono attribuite per oltre trenta anni a un anonimo “Maestro dei Capricci di Prato”.
Lilly Reich
Lilly Reich è stata una delle più importanti pioniere del design tra il 1920 e il 1930. Nella sua carriera ha esplorato differenti settori del design: allestimento fieristico, moda, arredamento e la progettazione architettonica. Poche donne del suo tempo hanno raggiunto i suoi obiettivi, come quello di essere la prima ammessa nel direttivo del Deutscher Werkbund. Allieva di Josef Hoffmann, è stata compagna nella vita privata e professionale di Ludwig Mies van der Rohe dal 1925 al 1938.
Concettina Ghisu è nata a Cagliari nel 1968 e ha completato gli studi universitari a Milano, dove si è specializzata in Storia dell’Architettura. Ha lavorato al Politecnico di Milano come cultrice della materia e docente a contratto nella sede di Lecco. Ha pubblicato saggi di arte e architettura contemporanea per Electa, Marsilio e Ilisso. Insegna Storia dell’Arte nell’indirizzo Design Industriale del Liceo Artistico “Foiso Fois” di Cagliari, di cui è prima collaboratrice del Dirigente.
Eileen Gray e Charlotte Perriand
Esponenti dell’avanguardia culturale del ‘900 nella Parigi tra le due guerre, non unite da un rapporto personale diretto, ma legate da un “fil rouge” con il Giappone, entrambe uscite da istituti d’arte da poco accessibili alle donne, l’una di famiglia aristocratica irlandese, l’altra nata nella campagna francese, distanti tra loro un quarto di secolo, anticonformiste, eversive, animate da uno spirito di libertà che garantirà loro longevità vitale e ideativa. Agli albori di un secolo rivoluzionario in cui i diritti sociali di genere sono aldilà da venire, Eileen e Charlotte sono capaci di trovare uno spazio d’espressione della propria creatività sfruttando il vantaggio di trovarsi in un territorio ancora indeterminato per l’architettura, malgrado tutto.
Simona Gabrielli, progettista, socia fondatrice con Maurizio Cazzulo dello studio d’architettura Gap associati, dottore di ricerca in progettazione architettonica e urbana, professore a contratto di progettazione architettonica al Politecnico di Milano, autrice del testo “Cap Martin 1925-1965” racconto intorno al presidio architettonico che comprende la villa E.1027 di Eileen Gray (in Simona Gabrielli, a cura di, “Progettare il dislivello”, Maggioli Editore, Milano 2014).
Lina Bo Bardi
Lina Bo si è trasferita a Milano poco dopo la laurea, conseguita alla Facoltà di Architettura di Roma nel 1939. Nella capitale lombarda, insieme al collega Carlo Pagani, compie i suoi esordi nella professione. Ma la partecipazione dell’Italia alla seconda guerra mondiale restringe inevitabilmente le possibilità di lavoro nel campo dell’architettura costruita. Così gli esordi di Lina Bo sono in gran parte “su carta” ma non per questo sono meno potenti ed evocativi, densi di significati, di intuizioni e di presagi del lavoro futuro.
Evocativo è il busto di Lina, disegnato insieme ad altri busti femminili per incorniciare un testo nella rivista femminile “Bellezza” (febbraio 1941): Lina indossa un cappello sovrastato da un’architettura dalle forme antiche, il suo décolleté è adornato da collane dal profilo geometrico e dall’orlatura del suo abito pendono due animali, una figura umana con le braccia alzate, un insetto… richiamando alla mente l’universo naturale e popolare che Lina Bo Bardi avrà cura di rendere protagonista di molteplici opere brasiliane.
Sarah Catalano nata a Palermo nel 1980, è architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e conservazione dei beni architettonici, oltre che appassionata di design, insegnante alla scuola secondaria di primo grado e mamma. Interessata all’architettura moderna e contemporanea, ha approfondito lo studio dell’architettrice italo-brasiliana Lina Bo Bardi, essendo stata tra l’altro consulente scientifico della mostra Lina Bo Bardi in Italia. “Quello che volevo, era avere Storia” a cura di Margherita Guccione, tenutasi al Maxxi di Roma nel 2014.
Il gruppo Vanda
Gisella Bassanini “Ho dedicato il mio PhD (1995) e il post-PhD (1998) ad Eileen Gray e Charlotte Perriand. Sempre al Politecnico di Milano sono stata docente incaricata (1998-2010) ed ho fondato con altre studiose il “Gruppo Vanda” (1990-2000), prima comunità scientifica italiana impegnata nella valorizzazione del contributo delle donne alla cultura del progetto. Tra le mie pubblicazioni: Tracce silenziose dell’abitare. La donna e la casa, FrancoAngeli (1990); con Rossella Gotti (a cura di), “Le architettrici”, Parametro, monografia n°257 (2005); Per amore della città. Donne, partecipazione, progetto, FrancoAngeli (2008).”
Flora Ruchat-Roncati
Flora Ruchat-Roncati (1937-2012) ricoprì durante la sua carriera ruoli diversi, che la videro progettista ma anche accademica, essendo la prima donna, nel 1985, titolare di una cattedra presso il Politecnico di Zurigo (ETH), dove introdusse una didattica innovativa, aprendo le porte alla ricerca sul contributo femminile all’architettura. La poliedricità, l’agilità intellettuale e creativa di Flora Ruchat-Roncati si rivelano nel suo approccio al progetto, nel suo modus operandi, nel lavoro collettivo, nell’approfondimento di differenti scale progettuali – dal tavolo all’autostrada – e nella sua concezione olistica della professione e della vita privata.
Eliana Perotti è storica dell’arte e ricercatrice nell’ambito dell’architettura e urbanistica. Autrice di numerose pubblicazioni, la sua ricerca, è indirizzata a una storiografia ampliata e integrata da un approccio interdisciplinare, esplora tematiche diverse, la storia della teoria urbanistica, il fenomeno della pianificazione coloniale, con particolare attenzione per il contributo delle donne all’architettura e all’urbanistica nel corso della storia. Attualmente conduce un progetto di ricerca che esamina la Saffa 1958, un’esposizione nazionale svizzera, svoltasi a Zurigo nel dopoguerra e interamente progettate e costruita da donne. https://www.saffa1958-snf.ch
Donne al lavoro nel medioevo
Maria Paola Zanoboni, dottore di ricerca in storia medievale (Università degli Studi di Milano) e abilitata a professore associato in storia economica, ha dedicato numerosi studi alle manifatture milanesi del secondo ‘400, ai rapporti tra imprenditoria e ceti di governo, alla mobilità sociale nella capitale del ducato sforzesco, alle attività economiche delle donne medievali, al lavoro salariato, apparsi in varie riviste.